Un articolo pubblicato in occasione della Giornata Internazionale della Donna 2015.
Oggi è la Giornata Internazionale della Donna, voglio fare gli auguri a noi tutte con questo brano estratto dal romanzo “Piccole donne crescono” di Louisa May Alcott, precisamente il momento in cui Jo decide di prendere in mano la propria vita. Auguri Donne!
Capitolo 9: “Teneri Turbamenti”.
[…]
Laurie si alzò di scatto e non appena ebbe attaccato “In alto i berretti della Dunddee”, Jo scomparve per non farsi più vedere finché l’amico non se ne fu andato, molto di cattivo umore.
Quella notte Jo rimase sveglia a lungo. Stava giusto per assopirsi, quando un singhiozzo soffocato la fece balzare al capezzale di Beth a chiederle ansiosa: <<Che cos’hai, cara?>>
<<Oh, credevo che tu dormissi>>, singhiozzò Beth.
<<E’ il solito dolore, tesoro?>>
<<No, uno nuovo, ma posso sopportarlo>>, e Beth cercò di trattenere le lacrime.
<<Spiegami bene quello che ti senti e cercherò di fartelo passare come ho già fatto per l’altro>>.
<<Non puoi. Non ci sono cure>>. E qui la voce di Beth si spense, e aggrappandosi alla sorella ella scoppiò in un pianto disperato, che Jo ne fu spaventata.
<<Dov’è che ti fa male? Devo chiamare la mamma?>>.
Beth non rispose alla prima domanda, ma nel buio si portò una mano sul cuore come se lì fosse il suo male, e con l’altra si aggrappò a Jo bisbigliando ansiosa: <<No, non chiamarla. Non dirle niente. Fra poco mi sarà passato. Mettiti qui vicino a me e carezzami la testa. Mi calmerò e mi addormenterò, vedrai>>.
Jo obbedì e come la sua mano accarezzava la fronte scottante e gli occhi umidi di Beth, il cuore le traboccava e aveva un gran desiderio di parlare. Ma per quanto giovane, aveva imparato che i cuori sono come i fiori, vanno trattati con delicatezza, e si devono schiudere da soli. E sebbene credesse di conoscere la causa del dolore di Beth, si limitò a chiedere nel tono più tenero:
<<C’è qualcosa che ti turba, cara?>>
<<Sì, Jo>>, dopo una lunga pausa.
<<Non ti sarebbe di conforto il dirmelo?>>
<<Ora no, non ancora>>.
<<Allora non farò domande, ma ricordati, Bethy, che la mamma e la tua Jo sono sempre qui, pronte ad ascoltarti e aiutarti, se possono>>.
<<Lo so. Te lo dirò più avanti>>.
<<Ti senti meglio ora?>>
<<Oh sì, molto meglio. Sei sempre così consolante, Jo>>.
<<E allora cerca di dormire, cara. Resterò qui vicina a te>>.
E così, guancia a guancia, le due sorelle si addormentarono, e al mattino Beth sembrò tornata quella di prima, poiché a diciott’anni né testa né cuore dolgono a lungo, e le parole affettuose possono guarire molti mali.
Ma Jo aveva preso la sua decisione. Dopo aver riflettuto a lungo sopra un suo progetto, lo confidò alla mamma.
<<L’altro giorno mi hai chiesto quali erano i miei desideri. Te ne voglio dire uno, mamma>>, cominciò mentre stavano sedute a cucire sole sole.
<<Quest’inverno voglio andarmene via un po’. Per cambiare>>.
<<Perché, Jo?>>, e la mamma alzò rapida gli occhi scrutandola, come se quelle sue parole nascondessero qualche mistero.
Tenendo gli occhi bassi sul lavoro, Jo rispose:
<<Voglio cambiare ambiente, mi sento inquieta, ansiosa di vedere, fare e imparare cose nuove. Qui insisto troppo nel ruminare i miei piccoli crucci, e ho bisogno di una scrollata. Se quest’inverno si può fare a meno di me, vorrei tentare un breve volo, provare le mie ali>>.
<<E dove vorresti andare?>>
<<A New York. Ieri mi è venuta un’idea luminosa: la signora Kirke ti ha scritto chiedendoti se conoscevi una ragazza seria che sapesse cucire e insegnare alle sue bambine. È piuttosto difficile trovare quello che ci vuole, ma credo che, se mi ci provassi, io riuscirei>>.
<<Ma cara, vuoi andare a servizio in quella grande pensione?>>, e la signora March pareva sorpresa, ma non dispiaciuta.
<<Non è proprio un andare a servizio, poiché la signora Kirke è una tua amica, la persona più amabile che sia mai esistita, e farebbe di tutto per rendermi il soggiorno piacevole, lo so. Poi la sua famiglia vive separata dai pensionanti, e nessuno mi conosce. Non mi importerebbe anche se
mi conoscessero: è un lavoro onesto e non me ne vergogno>>.
<<Nemmeno io. Ma come faresti a scrivere?>>
<<Il diversivo mi farà bene. Vedrò e sentirò cose nuove, e mi verranno idee nuove. Anche se laggiù non avrò molto tempo per scrivere, verrò a casa con una quantità di materiale nuovo per le mie sciocchezze>>.
<<Non ne dubito. Ma è questa la sola ragione di questo tuo improvviso capriccio?>>
<<No, mamma>>.
<<Posso sapere le altre?>>.
Jo alzò gli occhi e poi tornò ad abbassarli, e disse lentamente con le guance improvvisamente in fiamme: <<Può essere vanità mia, e posso anche anche sbagliarmi ma… ho paura… che Laurie cominci ad attaccarsi un po’ troppo a me>>.
<<Allora tu non gli vuoi bene come sembra che lui cominci a volerne a te?>>, e questa domanda la signora March la fece con aria molto preoccupata.
<<No, per carità. Voglio molto bene a quel caro ragazzo, come gliene ho sempre voluto, e sono immensamente orgogliosa di lui. Ma se vuole qualcosa di più, niente da fare!>>.
<<Ne sono molto contenta, Jo>>.
<<E perché, mamma?>>
<<Perché, cara, non vi ritengo fatti l’una per l’altro. Come amici andate benissimo e i vostri frequenti bisticci sfumano subito. Ma temo che entrambi vi ribellereste se foste legati per tutta la vita. Vi assomigliate troppo, e tutte e due amate troppo la libertà, e avete entrambi un temperamento troppo focoso e una volontà troppo forte per poter vivere felicemente insieme. La vita a due richiede infinita pazienza e sopportazione, oltre che amore>>.
<<E’ proprio quello che sentivo io, sebbene non lo sapessi esprimere. Sono contenta che, secondo te, lui cominci soltanto a volermi bene. Mi addolorerebbe molto dargli un dolore. Ma non potrei certo innamorarmi di quel caro ragazzo solo per gratitudine, non ti pare?>>
Sei proprio sicura dei suoi sentimenti a tuo riguardo?>>.
Il rossore si accentuò sulle guance di Jo mentre rispondeva, con quel misto di piacere, orgoglio e pena che tutte le ragazze provano per il loro primo innamorato.
<<Temo proprio che sia così, mamma. Non ha detto nulla, ma lo lascia chiaramente trapelare. E credo che sia meglio che me ne vada, prima che la cosa cominci a farsi seria>>.
<<Sono d’accordo con te e, se sarà possibile, andrai>>,
Jo parve sollevata e, dopo una pausa, disse sorridendo: <<Come la signora Moffat si meraviglierebbe, se lo sapesse, della tua mancanza di intraprendenza, e come si rallegrerebbe di sapere che ci sono ancora speranze per Annie>>.
<<Oh Jo, le mamme possono essere diverse nel loro modo di comportarsi, ma una speranza è in tutte uguale: il desiderio di veder felici i propri figli. Meg lo è, e io sono contenta. A te lascio godere la tua libertà finché non te ne sarai stancata, poiché allora capirai che c’è qualcosa di più dolce della libertà. Ora la mia preoccupazione più grande è Amy. ma il buon senso l’aiuterà. Per Beth non oso sperare altro che riacquisti la salute. A proposito, sembra più allegra da un paio di giorni. Le hai parlato?>>
<<Sì, ha ammesso di avere un cruccio e mi ha promesso di dirmelo. Io non ho insistito perché credo di conoscerlo già>>, e qui Jo raccontò quanto pensava.
La signora March crollò la testa e non prese la cosa dal lato così romantico. Ma appariva preoccupata e ripeté la sua opinione che, per il bene di Laurie, Jo doveva andarsene per un po’ di tempo.
<<Non diciamogli nulla finché non sarà tutto combinato. Allora io me ne andrò così all’improvviso da non dargli modo di riprendersi dalla sorpresa e far delle tragedie. Beth deve credere che me ne vado per far piacere a me, il che è anche vero. Con lei non posso parlare di Laurie, ma lei lo può carezzare e consolare quando sarò partita io. Ha già passato tanti di questi”piccoli guai” che ormai c’è abituato, e spero che dimenticherà presto la sua passioncella>>.
Jo parlava piena di fiducia, ma non poteva liberarsi dal timore che questa volta <<il piccolo guaio>> sarebbe stato molto più duro degli altri, e che Laurie non sarebbe guarito tanto facilmente dalla sua passioncella.
Il progetto venne discusso in un consiglio di famiglia e approvato. La signora Kirke fu ben felice di accettare Jo e promise di fare di tutto per non farle sentire la nostalgia della famiglia. L’insegnamento le avrebbe dato da vivere, e avrebbe potuto dedicare allo scrivere tutto il tempo che le sarebbe rimasto libero, mentre l’ambiente e le persone nuove le sarebbero state utili e piacevoli a un tempo.
Jo era soddisfatta della prospettiva e non vedeva l’ora di andarsene, poiché il nido familiare cominciava a farsi troppo angusto per il suo spirito irrequieto e la sua natura avventurosa. Quando tutto fu combinato Jo ne diede l’annuncio a Laurie con tremore e paura. Ma , con sua grande sorpresa, questi lo accolse con perfetta calma. Negli ultimi tempi si era fatto più serio, sebbene sempre di buonumore. E quando per scherzo lo accusavano di star <<voltando pagina>> rispondeva con tutta serietà: <<Precisamente, e intendo fermarmi su questa>>.
Jo si sentì molto sollevata al pensiero che, proprio in quel momento, Laurie si trovasse in preda a uno dei suoi accessi di virtuosità, e fece i suoi preparativi con il cuore tranquillo. Beth sembrava molto più allegra e Jo era convinta di aver appianato tutto con la sua decisione.
<<Una cosa affido alle tue speciali cure>>, disse alla sorella la sera prima di partire.
<<Intendi parlare dei tuoi manoscritti?>>, domandò Beth.
<<No, del mio ragazzo. Sii molto buona con lui. Vuoi?>>
<<Ma certamente. Ma non posso prendere il tuo posto, e lui sentirà molto la tua mancanza>>.
<<Non gli farà male. Ricordati che lo affido a te per punirlo, carezzarlo e farlo rigare dritto>>.
<<Farò del mio meglio, per amor tuo>>, promise Beth, domandandosi meravigliata perché Jo la guardasse in modo così strano.
Salutandola, Laurie le bisbigliò in modo significativo:
<<Non servirà proprio a nulla, Jo. Io ho messo gli occhi su di te, e così bada a quello che fai, altrimenti verrò a prenderti per ricondurti a casa>>.
(Tratto da “Piccole Donne Crescono” di Louisa May Alcott, Grandi Tascabili Economici Newton.)